proposte

Proposte per la creazione delle Unità di lavoro nella transizione (ULTRA)


Una fede che non diventa cultura è una fede non pienamente accolta , non interamente pensata, non fedelmente vissuta
Giovanni Paolo II – 16 gennaio 1982

Discorso ai partecipanti al Congresso Nazionale del Movimento ecclesiale di impegno culturale

Premessa

La Chiesa di Venezia in questi anni ha vissuto la Visita Pastorale. Essa ha condotto realtà ecclesiale e comunità sociale e civile alla reciproca conoscenza e attenzione. Nello stesso tempo in piena consonanza con la Scuola di Metodo diocesana è stata affermata e ribadita la ordinarietà della quarta dimensione della vita cristiana “vivere le dimensioni del mondo”. In questo spirito e per dar seguito ai frutti generati da questi due eventi , vengono istituite le Unità di Lavoro nella Transizione (ULTRA).

 

Obiettivi

Le Unità di lavoro nella transizione nascono con la funzione di essere luoghi di incontro, reciproca conoscenza, valorizzazione delle molteplici esperienze che nascono dalla dinamica fondamentale dell’umano fondata sul :

  • Desiderio che ogni uomo ha del suo proprio compimento, che riconosce attraverso la reciproca comunicazione che è contenuta nelle sue inclinazioni e nelle sue dimensioni costitutive essenziali: affetti, lavoro e riposo;
  • il riconoscimento: gli uomini chiedono di essere identificati e accettati nella loro irriducibile dignità di soggetti personali, riconosciuti per il volto umano che li contraddistingue e insieme li mette in relazione tra loro;
  • la comunione , cioè la capacità di ogni essere umano di tenere ben saldo il nesso tra bene (personale) e relazione con il bene (sociale) degli altri soggetti. Qui si rivela come primo bene pratico comune il fatto stesso di vivere insieme: qui sta l’universale bene politico primario che unisce gli uomini al di là delle culture e delle religioni professate.
  • L’incontro che nasce dalla volontà libera di coloro che vi aderiscono non può prescindere dal più fondamentale dei diritti-doveri dell’uomo: quello di ricercare la verità che è il destino dell’uomo e, una volta trovatala, di vivere secondo essa.
  • Obiettivo chiave è quello di coltivare una identità aperta e propositiva di tutti coloro che si riconoscono uomini e donne di buona volontà, attraverso una edificazione di uno spazio pubblico dove le religioni e le diverse mondovisioni abbiano la possibilità di raccontarsi rispettosamente per una reciproca fecondazione. Per questo le attività proposte dalle Unità sono aperte a tutti, credenti in Cristo, credenti di altre religioni e non credenti.
  • Queste occasioni di incontro hanno, infine, lo scopo di fornire proposte concrete e vitali secondo il principio di sussidiarietà e responsabilità a tutto il territorio nel quale le nostre comunità vivono.

 

Promotore

La Chiesa di Venezia, attraverso i suoi molteplici luoghi di educazione alla pienezza dell’umano (Parrocchie, centri culturali, Associazioni,altri soggetti singoli e plurali che si rifanno alla esperienza cristiana), avverte la necessità di proporsi come promotrice di queste occasioni in forza della sua missioni di servire la verità nella persona di Gesù,facendo di Cristo il cuore del mondo.

 

Metodo di lavoro

  • L’attenzione ai territori , alle loro storie e peculiari sensibilità è posta al centro della valutazione nel proporre le differenti modalità di incontro nello spazio pubblico.L’attenzione va sempre primariamente data alla vita delle comunità inserite nella realtà territoriale.
  • La laicità è una opportunità metodologica non contenutistica, essa va intesa come modalità di un ascolto aperto non pregiudiziale che aiuti tutti credenti e non, a tradurre pazientemente le proprie ragioni per preservare , promuovere e solidificare il bene primario del vivere insieme.
  • Ai credenti che aderiscono e partecipano come membri delle singole Unità,sarà proposta la conoscenza della Dottrina sociale della Chiesa come punto di riferimento primario.
  • La Scuola di Formazione all’impegno sociale politico si pone come luogo di riferimento per la conoscenza di contenuti e metodologie atti a fornire una base fondamentale al lavoro delle singole Unità .

 

Ruoli

  • Il coordinamento centrale farà capo al Delegato (e /o Vicario episcopale, questo ultimo per una maggior centralità e evidenza pubblica ed ecclesiale di questa modalità di vivere la quarta dimensione ) per l’azione sociale e la cittadinanza che a nome e in diretta comunione con l’Ordinariato eserciterà il discernimento sulle singole questioni controverse emerse all’interno dei gruppi.
  • Nelle singole Unità il ruolo del coordinatore laico è assolutamente primario e la sua funzione è quella di garantire la comunione con la Chiesa diocesana e l’attenzione di ascolto reciproco nei momenti di dibattito e nei momenti decisionali per una vera pluriformità nell’unità.
  • Il ruolo del sacerdote è di garante della comunione con le realtà ecclesiali diocesi e vicariati e di attenzione e pieno rispetto nella libertà, verso i rappresentanti delle istituzioni territoriali.

 

Possibili temi:

  • Problematiche globali che ineriscono alla vita delle realtà locali: incisività della crisi economica, integrazione con gli immigrati, mondo giovanile, realtà dell’inizio vita e fine vita etc…
  • Educazione e problematiche inerenti secondo la visione proposta nella Sfida educativa (vita, famiglia, sanità, scuola, consumo e stili di vita, mass media, spettacolo, sport).
  • Tematiche economico sociali: imprese presenti sul territorio e loro funzione sociale, giovani e lavoro, turismo e proposta culturale, crisi demografica, tematiche legate alla casa e alla vivibilità sociale e ambientale, proposte di stili di vita e consumo

E molti altri che scaturiranno dalla sensibilità delle singole comunità locali.

 

“Essere sobri e attuare ciò che è possibile , e non reclamare con il cuore in fiamme l’impossibile, è sempre stato difficile;la voce della ragione non è mai così forte come il grido irrazionale .Il grido che reclama le grandi cose ha la vibrazione del moralismo :limitarsi al possibile sembra invece una rinuncia alla passione morale , sembra pragmatismo da meschini. Ma la verità è che la morale politica consiste precisamente nella resistenza alla seduzione delle grandi parole con cui ci si fa gioco dell’umanità dell’uomo e delle sue possibilità.

Non è morale il moralismo dell’avventura, che tende a realizzare da sé le cose di Dio. Lo è invece la lealtà che accetta le misure dell’uomo e compie , entro queste misure , l’opera dell’uomo .Non l’assenza di ogni compromesso , ma il compromesso stesso è la vera morale dell’attività politica”

(J. Ratzinger, Chiesa ecumenismo e politica ,Ed. San Paolo 1987,p.144)